Sai che cos’è la ficattola?
Si tratta di pasta di pane lievitata e fritta. L’impasto è neutro e sta bene sia con i salumi sia con le confetture. Il nome sembra che faccia riferimento ai fichi che un tempo si mescolavano nell’impasto.
Il pane fritto chiamato ficattola ha origine nella zona del Mugello, al confine con la Romagna.
E proprio tra quei paesi dell’Appennino romagnolo che strizzano l’occhio alla Toscana, ha origine la famiglia di mio padre.
Sebbene la nonna paterna non abbia lasciato molte ricette, qualcosa è restato. Piccoli capolavori di semplicità della cucina contadina di montagna come castagnaccio, frittelle, frittata trippata, farinata di ceci e basilico e, naturalmente la ficattola.
Terra di racconti
Di recente, stavo guidando lungo la via Emilia in direzione di Imola, dove sono nata e cresciuta e dove e risiede la mia famiglia, quando ho notato un cartello: Romagna Toscana. Terra di racconti.
Una volta arrivata a casa, ho chiesto
babbo, tu hai un racconto di quando eri ragazzo legato al cibo?
Che domanda sciocca. Ognuno di noi ha ricordi di pranzi familiari, piatti preferiti, nonne amorevoli e merende felici. Il babbo ha sorriso e si è messo a raccontare di un ragazzo che non ho conosciuto e che faccio fatica a immaginare. Fa sempre un certo effetto ascoltare i genitori raccontare aneddoti di gioventù.
E che tenerezza pensare al mio papà ragazzo che sfreccia in moto Guzzi, soprattutto per me che l’ho sempre visto in giacca e cravatta. Ecco che all’improvviso lo vedo mentre respira aria e libertà, lui che durante l’anno studiava a Bologna, una grande città rispetto al paese dove è nato e così lontano da casa sua.
I sapori della strada Montanara
La strada provinciale Montanara nasce vicino all’Adriatico e dopo avere attraversato un bel pezzo di Romagna, una volta arrivata a Imola, sale verso l’Appennino romagnolo che, a poco a poco, si fa Toscana. Il suo percorso affianca quello del fiume Santerno e mentre lei sale, lui scende, sussurrando storie e aneddoti della gente di là.
Mio babbo ricorda che quando era ragazzo, soprattutto con la bella stagione, dal suo paese partivano comitive e mezzi, entrambi, tra i più disparati in direzione Firenzuola dove cambiano confini, accento e sapori.
C’era il tipo alto con le braghe corte e quello basso con i vestiti larghi, una macchina, qualche motoretta, persino biciclette che, ai tempi, se ne facevano di chilometri pedalando senza paura. Sembra che allora finissero prima le suole delle scarpe che non il fiato, beata gioventù. Mio papà sfoggiava la Guzzi dello zio, un privilegiato.
Di balli e merende nell’aia
Con la bella stagione, mio padre e i suoi amici migravano verso Firenzuola in cerca di svago.
E poi, come si dice, l’erba del vicino è sempre più verde. Le ragazze sembravano più belle e anche il cibo, nonostante i pochi chilometri di distanza, sembrava avere un altro sapore.
I balli nelle aie erano un modo per fare incontrare i giovani senza perdere di vista le ragazze, sempre accompagnate dalle madri. E se il giovane non era gradito, bastava un cenno della mamma a farlo desistere.
Se non era cosa, era inutile anche quel primo unico ballo.
Durante quei pomeriggi c’era anche la merenda. Quasi sempre ficattola e salame o ficattola e zucchero.
La ficattola è talmente buona che, poco alla volta, è scesa percorrendo la via Montanara al contrario, fino a Imola, dove, nei chioschi che ancora si trovano in Romagna, ha trovato posto tra piadina romagnola e piadina fritta.
È una ricetta da tagliere, si serve con salumi, formaggi, sott’oli e confetture ed è perfetta come antipasto, aperitivo, pane, o merenda.
La mia nonna paterna teneva da parte il cartoccio di ficattola che le portava il babbo per mangiarle nel caffe latte del giorno dopo.
Buona cucina, Monica
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Ficattola: pane fritto
Ingredienti
- 25 g di lievito di birra fresco
- 50 ml di acqua calda
- 1 cucchiaino di miele
- 500 g di farina 00
- 25 g di olio d'oliva
- 1 g di sale fino
- 1 g di zucchero semolato
- 250 ml di latte tiepido o a temperatura ambiente
- 1 l di olio di semi per friggere
Istruzioni
- Metti in un bicchiere il lievito sbriciolato, aggiungi l’acqua calda e sciogli mescolando. Aggiungi il miele e mescola per scioglierlo nel lievito. Metti da parte.
- Metti la farina in una ciotola capiente. Al centro aggiungi il lievito sciolto nell’acqua, lungo i bordi spolvera sale, zucchero e versa a filo l’olio d’oliva.
- Unisci metà del latte e impasta con le mani, man a mano versa tutto il liquido
- L’impasto deve risultare morbido e appiccicoso, se necessario aggiungi acqua tiepida.
- Copri l’impasto con un canovaccio e lascia lievitare da 1 a 3 ore o fino a che il volume dell'impasto raddoppia.
- Versa l’olio in un tegame e portalo a temperatura per friggere. Fai la prova con uno stuzzicadenti. Se immergendolo si formano delle bolle intorno al legnetto, l’olio è abbastanza caldo.
- Ungi le mani con olio d’oliva, strappa dei pezzi di impasto e immergili nell’olio bollente friggendo 2-3 pezzi per volta. Friggi ogni pezzo per 3 minuti o fino a quando prende colore. Gira le ficattole con l’aiuto di una forchetta.
- Raccogli il pane fritto con un mestolo forato, adagia su un piatto coperto di carta assorbente e sistema in una ciotola. Copri con un canovaccio per tenere il pane fritto al caldo.
- Mangiarne una mentre friggi non è peccato. In fondo è il duro lavoro dell’assaggiatore. Servi le ficattole appena fritte.
- Conserva per un giorno o due fuori frigorifero.
Consiglio
- Una volta, nell'impasto si usava lo strutto. Puoi sostituire l’olio d'oliva con 20 g di strutto.
6 Commenti
Alessandra Lorenzini
Grazie per aver condiviso questi tesori, ricordi di vita e sapori antichi!
Monica
Grazie Alessandra per avere letto e lasciato un commento. Sapere che c’è chi apprezza questo mio lavoro di ricerca storica, scrittura e cucina mi riempie il cuore di una grande gioia. Buona vita, Monica
Carolina
Un’altra scoperta, un’altra ricetta da provare e un altro racconto in cui perdersi. Sei davvero una fonte inesauribile di ispirazione. Grazie Moni. Grazie sempre
Monica
Questo pane fritto chiama una tavola dove disponi tutto e ti siedi, senza più avanti-indietro dalla cucina per controllare altre pietanze. Persino il dolce è già servito che le ultime ficattole si mangiano con le confetture o la crema di cioccolato spalmabile. Una tavola senz’altro particolare, molto domenicale se vuoi, rilassata, bella. Prima del covid ricordo lunghe tavolate con gli amici dei genitori, taglieri e cestini passati di mano in mano, risate, chiacchiere e tutti a dire “basta, basta” e poi a “litigarsi” l’ultimo pezzo con la frase finale della zdora: “la prossima volta ne farò di più” cui segue applauso. Bei ricordi, un abbraccio cara amica
fabbri adriano
Sono un patito della ficattola, avversata da molte romagnole che preferiscono la pizza fritta, tonda o a losanghe.
Purtroppo a san Pellegrino la JOLANDA ha chiuso e a Firenzuola ho ordinato ficattola, ma non era quella
che io preferisco…grossa, salata, unta….buona anche nel caffe latte la mattina. Sono Adriano Fabbri
e in Agosto vado sempre a Pian dell’AIARA. Grazie
Monica
Salve Adriano, un vero patito e intenditore! Premetto che la crescentina fritta mi piace molto e preferirei non dovere scegliere continuando a mangiare entrambe. Scherzi a parte, va detto che la ficattola è una ricetta di confine dell’Appennino tosco-romagnolo e mano a mano che si scende si perdono le sue tracce, tanto è vero che dopo Imola non la conosce quasi nessuno. Questa estate salendo a Firenzuola, mi si è stretto il cuore vedendo la Jolanda chiusa, che peccato. Questa ricetta è di famiglia, spero la proverai. Era della mia nonna paterna che, il giorno dopo, la mangiava proprio con il caffe latte. Grazie di avere condiviso, buona cucina. Monica