Primavera.
L’aria diventa più calda e profumata, le giornate s’allungano, gli alberi indossano gemme e boccioli, i fiori vestono balconi e aiuole.
So che sta arrivando la primavera quando, di sera, inizio a sgranare fave e piselli guardando la tv.
È un’abitudine che mi porto dietro sin da piccola quando aiutavo nonna Sara mentre guardavamo insieme un film.
L’importanza di conoscere il sapore degli ingredienti
E’ con lei che ho imparato ad amare i vecchi film di Hollywood, di Totò e a coltivare le verdure dell’orto.
Oltre che ad assaggiare.
Nonna incoraggiava la mia curiosità e nell’orto mi lasciava raccogliere e mangiare ciò che volevo. E visto che usava solo il verde rame, bastava una spazzata sulla maglietta e portavo alla bocca.
In questo modo ho imparato a riconoscere il gusto “pulito” di tanta verdura e frutta, prima cioè che arrivasse sulla tavola cotta e condita, a distinguere l’aspro dal maturo e le diverse varietà di frutta.
Tra tanti sapori ricordo soprattutto la consistenza e il profumo della buccia del pomodoro, le zucchine piccole e croccanti come patatine, il gusto dolce di fave e piselli, l’amaro di certe insalate che ancora oggi, vedendole ben disposte sui banchi del mercato, mi pare di sentirla che ride mentre guarda le mie facce buffe.
Di piatti poveri e fave fresche
La minestra di fave fresche, tipica di alcune regioni del sud Italia, è una preparazione che in realtà ritroviamo in tutte le zone d’Italia caratterizzate da un’economia contadina.
Nessuna sorpresa dunque se in un ricettario medievale romagnolo del XIV secolo compare la ricetta di Menestra de fave fresche con brodio di carne.
La Romagna, e alcune aree lo restarono sino a buona parte del Novecento, è stata una zona d’Italia povera e basata su una economia contadina. I bagnini sorridenti a quei tempi non c’erano.
Nella versione romagnola di questa minestra, le fave fresche si mescolano con il semolino. La pancetta credo sia un’aggiunta più moderna. Dubito che nel 1300, oltre alle ossa per fare il brodo, si trovasse della pancetta. Semmai, più probabile, un po’ di lardo per la tavola dei signori.
Con o senza pancetta, è una minestra piacevole che si può mangiare calda o tiepida a seconda del clima.
Monica, buona cucina di stagione
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Consigli
Il brodo può essere di carne, va bene anche un brodo leggero di gallina, o di verdure.
Per un sapore più intenso, trito parte della pancetta con le fave e il semolino.
Se vuoi puoi aggiungere cubetti di formaggio tipo Asiago.
Ricetta della minestra di fave e semolino
Per 4 persone
Ingredienti
brodo, 1 litro abbondante
fave fresche sbucciate, 400 g
pancetta dolce, 150 g
semolino, 100 g
sale, olio d’oliva q.b.
parmigiano reggiano grattugiato q.b.
Procedimento
Pulisci e sbollenta le fave in acqua bollente salata per circa 10 minuti ma tieni da parte le fave più piccole da aggiungere a crudo.
Lascia raffreddare poi elimina la buccia esterna come fossero lupini.
Porta a bollore il brodo, aggiungi le fave e il semolino a pioggia, mescolando perché non si attacchi sul fondo della pentola.
Aggiusta di sale e cuoci a fiamma medio-bassa per circa 15 minuti.
Nel frattempo metti la pancetta in un tegamino a cuocere dolcemente. Spegni dopo qualche minuto e con una pinza disponi la pancetta su un foglio di carta da cucina.
Aggiungi metà della pancetta nella minestra e con il frullatore a immersione riduci a crema, liscia o rustica decidi tu.
Fai i piatti, aggiungi per ognuno un po’ di pancetta che hai tenuto da parte e spolvera con tanto parmigiano reggiano.
Servi la minestra calda o tiepida.