Se si trattava di scendere in cantina per prendere una bottiglietta di succo d’albicocca, volavo!
La cantina che ho amato di più è stata quella della casa dove andammo a vivere a metà anni Settanta, prima che nascesse mia sorella.
Dal centro storico, dove ero nata e cresciuta, la mia famiglia si trasferì nella periferia di Imola che, allora, era campagna.
La nuova casa aveva un grande giardino dove nonna creò il suo orto. C’erano la taverna con un grande camino, il locale lavanderia che profumava di pulito, un sottoscala odoroso di legna riposta ordinatamente. E la cantina.
Era sempre fresca. In famiglia ridiamo ancora della volta che trovammo nonna seduta in cantina su una grande sedia che non so nemmeno da dove arrivasse.
E poi c’era sempre un buon profumo. A volte individuavo un odore preciso, più spesso era la somma dei sospiri leggeri e profumati che provenivano da vasi e cassette, dai salumi appesi a stagionare.
E su tutto l’odore un po’ aspro del vino. A quell’epoca la mia famiglia comprava il vino sfuso dai contadini che poi si travasava nelle bottiglie per la tavola di tutti i giorni. A terra, pesanti, c’erano le damigiane, i tubi per il travaso appesi ai ganci con gli imbuti e sugli scaffali le bottiglie vuote in attesa.
I vini con etichetta, per le occasioni speciali o da aprire con gli ospiti, erano riposte in alto.
Dalle scaffalature facevano bella mostra tanti diversi tipi di vasi e bottiglie. I ripiani più alti erano come l’isola del tesoro. Intravedevo scatole e valige che avrei voluto aprire per esplorarne il contenuto. E anche se c’era una lunga scala di legno non avevo coraggio di salire.
Che bello era mettere le mani nel grande sacco di noci e sentire il rumore dei gusci. Quel suono secco e leggero mi piace ancora oggi.
A portata di occhi e di mani, mi incantava una sequenza di colori.
Giallo tenue, pesche sciroppate. Rosso fuoco, passata di pomodoro. Arancio fosforescente, succo d’albicocca. Color amaranto, confettura di prugne. E poi c’erano i vasi pieni di colore della giardiniera, dove tra un carciofino pallido e una bianca testa di cavolfiore, potevano fare capolino il rosso e il giallo del peperone.
La cantina di nonna Lea
Qualche casa oltre la mia, c’era quella della mia amica Claudia.
L’amica delle elementari, inseparabili compagne di banco, gioco e discussioni memorabili. Insieme eravamo pestifere e davamo filo da torcere alla maestra e all’intera classe.
E’ ancora con tanto amore che ricordo casa sua e le care persone che la abitavano.
Era per me una seconda casa e nonna Lea una quasi nonna.
Anche lì c’era una cantina, piccola e ordinatissima. Soprattutto ricordo in gran numero le bottigliette di succo di frutta. Confetture e succhi erano la nostra merenda che, da lei come da me, erano preparazioni casalinghe. I succhi di albicocca, come la sua confettura, sono i più buoni in assoluto che io ricordi. Di un colore intenso e dal sapore leggermente aspro.
Stappavo e bevevo dalla bottiglietta con gran gusto.
La cantina del Signor Giulio
Se capitava un infortunio alla mia amata bicicletta verde, correvo da lui urlando: Giulio Giulio! Lui prontamente issava la bici su dei ganci, cosa che mi lasciava letteralmente a bocca aperta, e si metteva al lavoro.
La sua cantina era diversa dalle altre.
Potevo restare solo sulla porta, Giulio non voleva che io o uno dei miei cugini entrassimo piena com’era di attrezzi pericolosi.
Il banco di lavoro di legno era illuminato da una luce gialla che mi attirava neanche fossi stata una falena. Alle pareti gli attrezzi erano appesi in perfetto ordine e sebbene fosse una cantina-officina era sempre pulita. Giulio non era un uomo di molte parole ma non c’è stata una sola volta che mi abbia mandata via senza aggiustare la mia bicicletta.
Caro signor Giulio, quanto bene ti ho voluto.
La cantina dei sogni
L’ultima cantina che ho amato in ordine di tempo è quella della casa di campagna di mio marito. Ha soffitti altissimi e dentro c’è l’odore tipico delle cantine che hanno avuto una vita lunga e felice. Vecchi scaffali, grandi damigiane e la vecchia dispensa refrigerante ricavata nel muro.
Tra gli scaffali si apre una grande porta che affaccia sul giardino.
Non devo nemmeno chiudere gli occhi per vedere il laboratorio che vorrei dove trasformare ricordi in vasi di marmellata.
Tra ricordi e nuovi progetti, ti lascio alla ricetta.
Buona cucina, Monica
Keep in Touch
Per restare sempre aggiornato e non perdere nuove ricette e articoli, iscriviti alla newsletter di Tortellini&CO. Niente spam, solo cose carine.
Stai in Rete
Se ti va, puoi seguirmi su Instagram, Pinterest e Facebook.
Consigli di cucina
Sul blog ho dedicato diverse ricette alle confetture di stagione e dolci a base di frutta.
Se ami le albicocche, forse può interessarti la ricetta della tarte tatin d’albicocche con semi di chia e al profumo di rosmarino. Un dessert alla frutta rovesciato, semplice, goloso e persino elegante.
Consigli
Usa albicocche mature.
Il mio succo non è filtrato, tu assaggia, fai sempre in tempo a passarlo al colino o aggiungere acqua una volta che il succo sarà diventato freddo.
Con la stessa ricetta puoi preparare anche il succo di pere e di pesche.
Per ottenere 1 kg di albicocche pulite (senza nocciolo), compra 1 kg abbondante di frutta.
Il succo si conserva per circa una settimana in frigorifero.
Puoi fare il sottovuoto delle bottigliette.
Perfetto a colazione e merenda, oltre che per brunch estivi e cestini da picnic.
Per una bevanda golosa mescola succo di frutta e latte: riempi il bicchiere di succo fino a 3/4, aggiungi poco latte (anche freddo) e bevi senza mescolare.
Succo d’albicocca fatto in casa
Per circa 1 litro abbondante di succo
1 kg albicocche pulite e snocciolate
succo di 1 limone
zucchero di canna, 200 g
acqua naturale, 600 ml
Procedimento
Taglia le albicocche a pezzi e metti tutti gli ingredienti in un tegame.
Porta a bollore su un fornello medio, poi abbassa la fiamma e cuoci la frutta per 20 minuti circa.
Spegni, riduci la frutta a purea usando il frullatore a immersione.
Lascia raffreddare completamente prima di mettere in bottiglia (una grande o tante piccole, vedi tu).
Se vuoi un succo meno denso, passa al colino il succo e usa la purea che avanza per fare un dolce. Oppure aggiungi altra acqua.
Conserva in frigorifero.
2 Commenti
Maria
Mi piacerebbe farlo ma la marmellata che ho fatto con le albicocche esce sempre più aspra. Forse dovrei sbucciare le albicocche per rendere il tutto più dolce. Che mi consigli.?grazie mille
Monica
Ciao Maria, credo che tu possa lasciare la buccia, fare il succo e, nel caso, aggiustarlo dopo con un po’ di zucchero o miele. Se occorre puoi rimettere il tegame sul fornello. Mi raccomando, scegli una varietà di albicocca biologica (che non abbia subito trattamenti visto che usi anche la buccia), dolce e adatta alla trasformazione in confettura o succhi di frutta. Buona cucina e, soprattutto, buon succhino! Monica