La ricetta dello sformato di patate, in questo caso ripieno di formaggio e mortadella, mi fa ripensare al tempo trascorso a Bonn, in Germania.
E a quanto la cucina, intesa come luogo fisico, sia uno spazio importante.
Ho abitato in luoghi e case diverse per periodi più o meno lunghi.
E di ogni esperienza, ricordo la cucina.
Probabilmente per l’impronta che ha lasciato nella mia memoria quella che ho conosciuto da bambina. Era luminosa, piena di donne, chiacchiere e cibo.
La cucina è stata il centro del mio mondo per tanto tempo.
Naturalmente non immaginavo quanto quello spazio sarebbe stato rilevante nel farmi sentire bene, o persino nel valutare una esperienza, fino a quando ho attraversato altre cucine e incontrato altre vite, storie e ingredienti.
In viaggio verso Bonn
Arrivai lassù mentre frequentavo il corso di Master, dopo la laurea.
Con me partirono una collega italiana e uno inglese. Gli altri compagni di corso scelsero Madrid, Parigi o Londra.
Io seguii l’istinto. C’era il fascino di una città che non conoscevo, la rassicurazione che le lezioni sarebbero state in inglese e la possibilità di lavorare in una Fondazione prestigiosa.
Fu una scelta felice. Al mattino andavo a lezione, poi raggiungevo la Fondazione Adenauer per il mio lavoro di ricerca. Nel tardo pomeriggio rientravo nello studentato dove vivevo.
L’edificio a forma di rettangolo era diviso in blocchi composti da più piani.
Ogni livello era un micro-mondo con decine di minuscole stanze da letto e una grande cucina comune.
Gli studenti che ho incontrato arrivavano da ogni parte d’Europa ma soprattutto dal Nord, e la lingua comune era l’inglese.
La cucina condivisa
La collega italiana e io fummo intercettate dalla comunità italiana residente nei blocchi.
Ogni sera cenavano in una pizzeria, italiana e, per tutto il tempo, parlavano dell’Italia.
Dopo due pizze con loro fui colta da sconforto. Ero lì per vivere una bella esperienza, non per rimpiangere qualcosa che, oltretutto, non mi mancava. Attratta dal calore e dalla vivacità della cucina del mio piano, decisi che avrei preparato e consumato lì la cena.
E fin dalla prima volta non ho mangiato mai da sola, neppure una sera.
La cucina era concepita in modo intelligente. Era una stanza grande, con una parete interamente finestrata, due tavoli lunghi dove sedersi per mangiare, molti fornelli e tante piccole dispense.
A qualunque ora del giorno e della notte c’era sempre qualcuno in cucina che mangiava, studiava, chiacchierava.
Di quel periodo della mia vita ricordo tante cose. Ad esempio il calore di quella cucina. Mentre qualcuno preparava, uno assaggiava e un altro condivideva il pane con chi aveva dimenticato di comprarlo.
Nella cucina di Bonn ho scoperto che pasta, pane, patate e formaggi erano ingredienti che soddisfacevano tutti. Economici e facili da preparare.
Fu così che andai incontro al mio momento di gloria.
Se stai pensando a un piatto di pasta sei fuori strada. Lo sformato di patate ripieno di formaggi, che in quel luogo costituivano la dieta principale di molti miei colleghi sin dalla prima colazione, ebbe un successo pazzesco.
Lo sformato di patate
Le patate erano un ingrediente ricorrente tra le ricette che nonna preparava per la famiglia.
Lo sformato era tipico della stagione fredda, oltre che un modo per riciclare del purè avanzato. Un po’ come nei pasticci di patate e ragù, simili a degli sformatini.
Nonna impastava le patate bollite e schiacciate con uovo e Parmigiano e stendeva la base nella teglia facendo pressione con la punta delle dita per formare dei bordi adatti a contenere il ripieno. A volte formato da un mix di avanzi, altre da formaggi misti.
E, nelle occasioni più felici, lo sformato di patate era con formaggio-mortadella-formaggio.
Come faceva nonna, tieni da parte un po’ dell’impasto di patate per stenderlo e usarlo come una specie di coperchio.
È un piatto conviviale perché c’è sempre qualche frettoloso che porta il boccone alla bocca troppo presto e poi si lamenta che brucia mentre tutti gli altri ridacchiano. E poi è un piatto comfort food con quel formaggio filante che mette di buon umore e il profumo della mortadella che solletica il naso.
Buona cucina, Monica
Se ami le patate quanto me, dai uno sguardo allo stufato vegetariano di carciofi con patate e alla teglia di patate, riso e porcini (ma puoi usare i funghi che preferisci).
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Sformato di patate con formaggio e mortadella
per 4 persone
Lista degli ingredienti
500 g patate bollite e schiacciate
60 g Parmigiano grattugiato + quello per la superficie
120 g mortadella tagliata sottile
100 g di formaggio tagliato a fette sottili
1 uovo
sale, noce moscata
Procedimento
In una ciotola mescola patate, uovo, Parmigiano, sale e noce moscata.
Preleva ¾ dell’impasto, appoggialo su un foglio di carta forno leggermente inumidito e strizzato.
Schiaccia con le mani, copri con un altro foglio di carta forno e stendi il composto con il mattarello.
Sistema la base con la carta forno nella teglia.
Copri il fondo con metà del formaggio. Aggiungi la mortadella e copri con il formaggio rimasto. Aiutandoti con la carta forno, piega i bordi dello sformato verso l’interno.
Stendi l’impasto di patate che avanza e copri lo sformato. Con le dita sigilla i bordi.
Spolvera la superficie con altro Parmigiano e cuoci in forno già caldo, 180 gradi funzione statica, per circa 25-30 minuti. Verso la fine alza la temperatura per l’effetto crosticina.
Servi lo sformato caldo.
4 Commenti
Francesca
Oggi preparo il tuo sformato di patate ❤️
Monica
Grazie Francesca per avere scelto una mia ricetta. Spero sia piaciuto! Un abbraccio e buona cucina, Monica
Renata Monti
Ciao carissima
Monica
Ciao Renata, che carina che mi lasci un saluto quando passi da qua! Un abbraccio e buona serata, Monica