Qual è il tuo eroe preferito?
〈se non hai voglia di leggere, scorri fino alla ricetta delle polpette speziate〉
Non mi riferisco ai super eroi dei fumetti.
Da giovane ho fatto studi classici. E allora, per me, c’era solo un eroe degno del titolo.
Non l’avventuroso Ulisse e neppure Achille lo sbruffone.
Ettore, solido e valoroso, era il mio eroe.
Uno che tiene il punto anche quando sa come andrà a finire (male). Perché dai, sono capaci tutti di fare i califfi in giro per il mondo mentre Penelope spiccia casa, no?
Poi c’era l’eroe che non sopportavo. Enea.
Semidio noioso e prevedibile. Mi perdoni il poeta Virgilio.
Enea e la sua pietas, fare la cosa giusta per senso di dovere e devozione verso gli dei, la patria e la famiglia, mi annoiavano tanto quanto Ettore mi scaldava il cuore.
Eppure anche Ettore fa la cosa giusta sacrificandosi per la patria e la famiglia.
E allora perché Enea mi faceva sbadigliare? Immagino che nella mia testa di ragazzina, il fatto che Enea fosse un eroe senza campo di battaglia, uno che rinuncia alla sua Didone per fare la cosa giusta, lo facesse sembrare un po’ uno sfigato.
L’altro era responsabile ma anche eroico col botto.
E se a Enea avrei dato, probabilmente, l’età di mio padre, Ettore lo immaginavo giovane e bellissimo.
Da personcina assennata, ti starai chiedendo il senso di questa riflessione.
E anche se potrei continuare ore digitando e divagando sulla tastiera del pc, vengo al punto. In queste settimane di emergenza causa Covid-19 ho ripensato al concetto di pietas al giorno d’oggi.
Bologna e la sua gente.
Vivo a Bologna, in una zona del centro contigua a quella universitaria e ben servita da spacciatori, botteghe alimentari e da un piccolo mercato di zona.
Mentre i primi sono scomparsi con i loro clienti, i secondi sono restati stoicamente al loro posto. Per questo motivo, con mio marito, abbiamo deciso di non ordinare la spesa online e di acquistare nei negozi sotto casa che, in certi momenti cupi, con le loro vetrine accese, sono sembrati una luce di speranza nella notte più buia.
In queste settimane, ho avuto tempo di riflettere sulle sfumature dell’eroismo e, dal passato, è tornato a trovarmi il vecchio Enea.
Più eroico lui di tanti altri, ora ho capito. Ci sono eroi da red carpet e quelli che il mantello lo tengono nell’armadio. Quelli del secondo tipo raramente incontrano gloria e groupies. Che poi immagino sia anche il motivo per cui nessuno vuole essere Robin, come canta Cesare Cremonini.
Gli eroi all’Enea, quelli di oggi.
Per esempio, si può essere eroi semplicemente continuando a svolgere il proprio lavoro?
Si, se puoi scegliere di stare a casa e non lo fai.
E in questa Italia dove tutto sembra -troppo spesso- solo farsa e mediocrità, c’è chi ha dato prova di grande responsabilità e dedizione. Come il personale degli ospedali e le forze dell’ordine. Insegnanti coscienziosi e operatori ecologici che nel silenzio della notte hanno disinfettato e pulito le strade delle città.
Ma penso anche ai commercianti che garantendo un servizio, dalle aperture alle consegne a domicilio, hanno dimostrato che in termini di professionalità non prenderemo più lezioni da nessuno. Ciao rigore tedesco, sobrietà nordica e hygge. Se noi suoniamo il mandolino, voi tenetevi i vostri elmi con le corna e tutti quei suoni gutturali che hanno ispirato terrore ma di certo nessun verso del Dolce Stil novo e della Divina Commedia.
Quello che voglio dire è che l’Italia esce da questa prova meritando più rispetto.
Sono stanca dei vecchi stereotipi e sfiderò chiunque a singolar tenzone verbale per difendere l’onore degli italiani nei quali mi riconosco e che amo di nuovo amore.
Gli italiani responsabili, pieni di passione per quello che fanno e che hanno continuato a farlo, anche con dispiego di fantasia e notevole pazienza, nonostante tutto. E ricorda che il senso profondo di quel “nonostante tutto” è un virus che uccide. Anche adesso, mentre scrivo e ci apprestiamo, a breve, a uscire dalla quarantena.
Polpette speziate.
Anche i macellai sono da annoverare tra gli eroi di queste settimane. Restando al loro posto hanno garantito un servizio e che la gente non andasse fuori di testa. Si perché il giro spesa fa parte della nostra complessa quotidianità duramente messa alla prova e per questo provo gratitudine per coloro che hanno messo in protezione almeno una parte di essa.
Le polpette sono come le ciliegie, una tira l’altra.
E queste ciliegie, pardon, polpette speziate hanno un sapore certamente diverso da quelle più tradizionali ma senza essere eccessive o sgarbate al palato. Questa non è una ricetta che ho trovato sui ricettari di casa. E d’altro canto per ia nonna le polpette erano soprattutto un modo di riutilizzare gli avanzi. Codificare, cioè mettere per iscritto la ricetta, per lei non avrebbe avuto senso visto che non sapeva cosa avrebbe avuto a disposizione la volta successiva. Tuttavia c’erano due ricette ricorrenti di polpette. Una, purtroppo, è andata persa, l’altra -per fortuna- se la ricorda mia mamma e, prima o poi, la metterò sul blog.
Quando ho sviluppato la ricetta delle polpette speziate, ero alla ricerca di un sapore diverso da quelle che faccio in umido. Per intenderci, non volevo una polpetta tradizionale “da sugo e scarpetta”, che pure adoro. Piuttosto delle polpette da mangiare in bianco, da aperitivo o per cena e, per questo, più saporite. Qui le presento in abbinamento alle fave.
Il purè di fave è un’idea contorno di stagione per portare in tavola i legumi e aggiungere, oltre a sapore, un tocco di colore. Da qualche tempo mi diverte fare il purè usando legumi e vegetali diversi dalle patate. Ho scoperto che il purè di sedano rapa è molto cremoso ma non mi piace, invece quello di fave è morbido ma consistente e, soprattutto, fa per me.
E con le polpette speziate si sposa benissimo.
Direi che è ora di allacciare il grembiule.
Ti aspetto dopo la ricetta per scoprire l’identità segreta dei miei eroi bolognesi.
Buona cucina, Monica
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Consigli
Puoi usare anche delle fave surgelate: stesso peso che ho indicato per quelle fresche. Per cucinarle puoi trasferirle direttamente dal freezer alla pentola di acqua calda.
Puoi usare anche le fave secche, in questo caso considera il tempo di ammollo.
Ricetta delle polpette speziate con purè di fave
per 4 persone
Ingredienti
Polpette speziate
macinato, 500g (400g manzo+ 100g maiale)
cipolla rossa (o gialla) tritata, 2 cucchiai
scorza grattugiata di mezzo limone bio
uovo, 1
ricotta, 2 cucchiai
pangrattato, 80 g
noce moscata, 1 cucchiaino scarso
sale q.b.
Purè di fave
fave pulite, 350g
patata gialla, 90g
2 spicchi di aglio in camicia
sale, olio d’oliva q.b.
Procedimento
Cuoci in acqua bollente salata le fave e la patata sbucciata e tagliata a pezzi.
Scola e salta le verdure in padella per 3-4 minuti, su fiamma media e mescolando, con l’aglio in camicia leggermente schiacciato, olio d’oliva e sale.
Spegni, elimina l’aglio, lascia raffreddare e riduci a purè con il minipimer.
Se preferisci un purè più lento, aggiungi dell’acqua, poca alla volta fino a raggiungere la consistenza che desideri. Aggiusta di sale e tieni da parte.
In una ciotola amalgama tutti gli ingredienti per fare le polpette. Aggiungi una spolverata di Se non ti piace la noce moscata, sostituisci con un’altra spezia (ad esempio curry o cardamomo in polvere).
Fai le polpette formando delle palline medio-piccole e schiacciandole leggermente con il palmo della mano.
Friggi in padella con olio o poco burro. Queste polpette non devono essere immerse nell’olio, basta ungere il fondo della padella mano a mano che le cuoci.
Servi le polpette speziate con il purè di fave caldo e, se piace, della confettura di frutti di bosco che, fidati, starà bene sia con le polpette che con il purè.
4 Commenti
Carolina
La ricetta è strepitosa, come sempre! Ma il post … grazie cara Monica!
Monica
Grazie a te, Carolina. Di cucinare con me, leggermi.. insomma di rendere viva questa cucina, Monica
Alice
Giuro che ho riso e pianto contemporaneamente. Grazie Moni
Monica
Non potevi dirmi niente di più bello, ti abbraccio. Monica