Non sono un essere umano insensibile ai temi etici e, nell’ultimo anno, ho pensato alla relazione tra cibo e consumo di proteine derivanti dalla carne.
E anche se può sembrare buffo servire questo ragionamento con una fumante zuppa di carote vegetariana, ti racconterò dove sono arrivata con la riflessione.
Il dilemma dell’onnivoro
Sono emiliana-romagnola.
Amo i tortellini e l’arrosto della domenica. Non so resistere a una fetta profumata di mortadella o al prosciutto di Parma che si scioglie in bocca.
Penso anche che mangiare tutti gli ingredienti sia utile per il mio lavoro di food writer (qui parlo di una cuoca di casa che scrive di cibo).
Per il bene del pianeta, potrei diventare vegetariana ma prima di buttarmi alle spalle sapori di casa, tradizioni e, in definitiva, ricordi, ho deciso di approfondire l’argomento. Per quanto sia ampio, complesso e, come tutte le cose della vita, non privo di contraddizioni.
Qui non troverai la verità.
Solo alcune riflessioni che nell’ultimo anno ho maturato leggendo saggi, libri e ricerche di autori italiani e stranieri; intervistando amici agricoltori; interrogando amiche vegetariane e vegane su abitudini di vita e di consumo.
Non ho trovato nessuna valida ragione per diventare vegetariana. Semmai ho trovato indicazioni per essere una onnivora che vuole bene al pianeta.
Un mondo vegetariano
Un mondo vegetariano ha bisogno di ogni centimetro libero di terra per trasformarlo campo da coltivare. L’agricoltura è intensiva e sostenuta da pesticidi, concimi chimici e semi geneticamente modificati. I prodotti devono essere consegnati in tutto il mondo, anche nei luoghi dove l’agricoltura non è un’opzione praticabile.
Un mondo vegetariano mette in pericolo prati e pascoli (in effetti, se animali da cortile e da stalla producono solo costi, chi li alleverà?); biodiversità vegetale (sementi forti vs qualità poco produttive), e animale (i pesticidi già oggi sono responsabili dell’inquinamento di terra, aria e risorse idriche. E della morte di uccelli, piccoli roditori e api).
Durante la mia ricerca sono emersi molti controsensi. Ne condivido due.
Una bistecca di maiale locale, allevato come si deve e che per arrivare sulla mia tavola fa pochi chilometri, sul pianeta impatta meno di un avocado che consuma risorse e viaggia per tutto il mondo prima di arrivare sui banchi del fruttivendolo.
L’industria alimentare prepara il cibo destinato ai vegetariani con il grano raccolto provocando la morte di diversi animaletti. Della serie, per essere innocenti basta non sapere?
Un mondo vegetariano ha molte ombre.
Per questo ho deciso di non accettare condizionamenti sociali e alimentari prodotti in buona fede da alcuni e, con altri scopi, dalle grandi multinazionali e dalle aziende che, pensa, producono cibo pronto per vegetariani e vegani. La battaglia contro la carne risponde in gran parte a logiche di mercato e di consumo che mirano a sostituire quelle precedenti.
Quando la cucina di casa era amica del pianeta e allevamenti e agricoltura rispettavano animali e cicli naturali.
Cucina di casa, un modello da recuperare
Un tempo la cuoca di casa era un abile direttore d’orchestra che creava ensemble non di suoni ma di sapori.
L’alternanza dei cibi teneva conto delle stagioni, della preziosità degli ingredienti e della complessità delle preparazioni.
Questa è la tavola che rivedo nei miei ricordi di bambina cresciuta negli anni Settanta.
Ad esempio, la carne era un ingrediente prezioso e se l’arrosto del pranzo della domenica non mancava mai, come gli umidi e gli stufati della cena domenicale, sulla tavola di tutti i giorni ricordo soprattutto molte verdure cucinate per diventare minestre o zuppe, condimenti per la pasta, sformati, contorni. Non mangiavo carne tutti i giorni.
La cuoca di casa degli anni Settanta, nel mio caso la nonna, disponeva di un maggior numero di conoscenze e di ingredienti freschi e locali. Per la cuoca di casa la preparazione del pasto era una sfida giornaliera alla sua fantasia e capacità di rinnovare repertori consolidati.
La fantasia dei cuochi di casa trova un limite nell’offerta di piatti già pronti e confezionati che rappresentano una oggettiva tentazione. I piatti che hanno bisogno di essere riscaldati, non richiedono la conoscenza di una vera ricetta.
Nei decenni, abbiamo allentato i legami con la campagna e dimenticato le origini del nostro cibo perdendo un patrimonio di conoscenze legate a erbe spontanee, fiori, agli ingredienti in generale e al loro uso.
Oltre, naturalmente, la memoria di tante ricette di casa e delle loro infinite varianti.
Guardo a questa tavola con rinnovato interesse. Per la mia salute e per quella del pianeta.
Ti interessa questo argomento?
Zuppa di carote allo zafferano
Il termine zuppa deriva dall’italiano arcaico supa che indica -appunto- il pane inzuppato.
Quindi non dimenticare i crostini di pane da aggiungere nel tegame della zuppa o da servire a parte (io preferisco la seconda versione, così ognuno aggiunge la quantità di crostini che desidera).
Per il resto si tratta di una zuppa saporita oltre le aspettative e di un bel colore naturalmente sgargiante, merito dello zafferano.
È una ricetta facile e veloce e, come spesso nel mio stile, anche economica.
L’ingrediente prezioso di questo piatto è lo zafferano che dovrai usare in abbondanza per dare un carattere deciso al piatto.
Se sei arrivato a leggere fin qui ti ringrazio.
Buona cucina, Monica
Consigli di lettura
Ho preso a prestito il titolo del post da un libro che affronta in modo approfondito la questione onnivori vs vegetariani: Il dilemma dell’Onnivoro di M. Pollan. Se vuoi leggere qualcosa per farti un’idea, ti consiglio di partire da qui.
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Zuppa di carote allo zafferano
per 4 persone
Lista Ingredienti
carote 400g
zafferano 2-3 grammi
patate 250g
cipolla 100g
brodo vegetale o di carne, 1 litro
sale, pepe e olio d’oliva q.b.
Procedimento
Metti lo zafferano in una tazza con poca acqua calda e lascia da parte.
Lava e taglia finemente la cipolla.
Sbuccia e taglia le patate.
Pulisci e taglia le carote.
In un tegame dai bordi alti, fai imbiondire su fiamma bassa la cipolla con un poco di olio e di burro.
Quando la cipolla è traslucida, aggiungi le patate, mescola e unisci anche le carote (tenendone da parte circa un terzo ).
Aggiungi metà del brodo, sala leggermente e porta a bollore, poi abbassa la fiamma, aggiungi anche l’acqua con i pistilli dello zafferano, mescola e continua a cuocere per circa 12 minuti.
Quando le verdure saranno morbide, spegni il fornello, e riduci a crema con un frullatore a immersione.
Assaggia e se necessario aggiusta di sale. Versa il resto del brodo, mescola per incorporare alla crema di verdure, aggiungi le carote che hai tenuto da parte e metti il tegame su fiamma medio-bassa per 10 minuti.
Servi la zuppa calda con crostini di pane e parmigiano a parte.