Riso, rosmarino, limone.
Durante la cottura il riso assorbe le note agrumate del limone e quelle erbacee del rosmarino creando un piatto che sin dal primo boccone rivela una forza incredibile.
Il primo assaggio del risotto al rosmarino.
Ero al Podere Ciona, nel Chianti, quando ho assaporato per la prima volta questo risotto preparato dalla mamma della mia amica. Ho serbato un preciso ricordo perché lo considerai un assaggio memorabile.
Chiesi la ricetta e ricordo ancora un sorriso sorpreso e divertito.
“Monica metti il rosmarino già nel soffritto e fai il risotto”. Facile, no?
E lo stesso dico a te: metti qualche rametto di rosmarino nel soffritto di cipolla per accentuare il gusto del risotto.
Poi aggiungi il riso, sfuma con del vino bianco, se hai una bottiglia buona già aperta, mescola, versa il brodo e lascia cuocere rimestando poco, così il rosmarino non perderà le foglioline e potrai servirlo pulito, quasi un risotto in bianco. Lascia che la scoperta del vero sapore avvenga con l’assaggio. Oltretutto le foglie aghiformi possono dare anche fastidio.
Il limone? È una mia personale rielaborazione della ricetta. Lo aggiungo in cottura e, di nuovo, dopo la mantecatura per irrobustire il profumo di un risotto che puoi preparare come comfort food invernale o per rallegrare una tavola estiva. Ma se non ami il profumo del limone prova il risotto solo al rosmarino.
Da allora l’ho preparato ogni tanto. Poi più nulla per anni.
Infine, l’ho cucinato di nuovo pochi giorni fa quando ho sentito il bisogno di riorganizzare la mia vita dopo un anno di pandemia e alla quasi vigilia di un compleanno importante.
Ridefinire.
Non sono mai stata una da lista dei propositi ma da qualche tempo scelgo una parola che mi accompagni durante l’anno. Prima di scegliere, di solito, compilo una lista verificando i diversi significati sul dizionario. A inizio 2021 ho creduto che avrei scelto, senza fretta, non appena fossi riuscita a cogliere lo spirito dell’anno.
Non so se anche tu hai avuto la stessa impressione.
A me i primi giorni del nuovo anno sono apparsi simili a tanti altri del 2020.
Questa sensazione mi ha fatto pensare a un muro ricoperto di edera dove rami e foglie sono la metafora dell’anno vecchio che cela il nuovo. Ma con quello che è successo, è normale che il nuovo anno si presentasse così, avviluppato nel precedente.
Pensando che presto sarei riuscita a vedere oltre i fitti rami dell’edera, ho atteso.
Nel frattempo ho allacciato il grembiule cucinando ricette per allenare la pazienza, di cui non sono molto provvista. E piatti nutrienti che, di questi tempi, meglio tenersi su, d’umore e di salute.
Un ragù di salsiccia; ho rifatto le lasagne goccia d’oro modificando la ricetta per aggiungere più besciamella; le braciole ubriache; gli zuccherini montanari.
Ma quando il primo mese dell’anno è finito, ho capito.
Quel muro sono io. Io quella che ha smesso di vedere oltre l’edera.
Tra sconforto e sconcerto mi sono chiesta quando mi è successo di cambiare, di perdere la capacità di vedere oltre?
Forse sono io dopo un anno di pandemia e che, non del tutto preparata, ho guardato al tempo passato (ma come sono già a questo punto?); agli errori e alle troppe cose che ho rimandato. E semplicemente, all’improvviso, mi sono sentita come un frutto maturo spiccicato a terra. Inerte, incapace, stanca, fallita, infelice.
Dopo un 2020 complesso e l’inizio di un altro ancora all’insegna della pandemia, tu come ti senti?
Cercando di reagire al black out, l’immobilità forzata ha costretto a pensare e guardare alla propria vita (pure troppo), è successo di trovare, finalmente, la parola giusta per me; sembrava scorrere tra le mani come l’acqua di una sorgente di montagna. Fredda, pura, ristoratrice.
La mia parola per il 2021 è ridefinire.
Il rapporto con me stessa, il tempo, le scelte.
Con persone, lavoro, cucina. Anche con questo blog che mi impegna come un lavoro senza esserlo.
Ho bisogno di ridefinire me stessa per mettere a fuoco il mio ruolo in un mondo che sta cambiando mentre io entro in una fase diversa della vita.
Quest’anno compirò 50 anni.
Ridefinire è la mia nuova priorità.
Questa è la parola che accompagnerà il mio anno, che porterò con me ogni giorno, in ogni azione. Cercando di usare questo facile promemoria per fare la differenza.
Ridefinire significa riorganizzare. Sul dizionario leggo che vuol dire anche incontrare, ritrovare. E poi rileggere, correggere, migliorare, rielaborare e anche incontrarsi di nuovo.
Ridefinire anche il rapporto con il cibo.
Accolgo la parola del 2021 con una ricetta che ridefinisce anche la mia cucina in modo netto. Pochi ingredienti e molto sapore, una delle caratteristiche della cucina italiana.
Vorrei tornare anche a dare il giusto valore al cibo che mangio.
Un tempo le ricette che richiedevano una lunga e complessa esecuzione, impreziosite da ingredienti costosi, erano riservate ai giorni di festa. I cibi delle feste erano quelli che non si mangiavano spesso. Alcuni piatti scandivano feste e ricorrenze o le uscite al ristorante, contribuendo a rendere tutto speciale.
Sulla tavola quotidiana desidero riportare cibi semplici.
Da pochi ingredienti, pochi euro e, lo stesso, un certo carattere.
Vorrei dedicare più tempo a esplorare le caratteristiche di ingredienti, cotture e lievitati. Anche la fermentazione sta attirando la mia attenzione.
Tra i grandi piatti della cucina italiana, accanto a quelli ricchi e complessi, convivono tanti piccoli capolavori di bontà ed eleganza che pur nascendo dalla cucina quotidiana, quella dei cuochi di casa, meritano di essere riscoperti.
Come un risotto al rosmarino e limone da accompagnare con una generosa spolverata di parmigiano reggiano e un buon bicchiere di vino.
La cucina, da sempre, è conforto per me.
Ognuno di noi è destinato a vivere momenti di difficoltà. Per ripartire, per me, è sempre stato utile mettere a fuoco i problemi. È tra le difficoltà che cerco le soluzioni. Quando non ti senti bene, trova conforto nelle cose che ti fanno stare bene, parlane e cerca sempre di andare oltre. Abbiamo diritto alla felicità.
Buona vita, Monica
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Risotto al rosmarino e limone
per 4 persone
Ingredienti
riso Carnaroli, 280g
burro, 80g
cipolla bianca, 1 piccola
brodo vegetale o di carne, un litro
rosmarino fresco, 2 rami
scorza grattugiata di un limone bio
olio d’oliva, sale q.b.
facoltativo: mezzo bicchiere di vino bianco
Procedimento
Taglia finemente la cipolla e cuoci dolcemente, in un tegame largo, con olio, burro e un pizzico di sale.
Dopo un paio di minuti aggiungi il rosmarino lavato e asciugato. Se i rami sono lunghi, rompi a metà.
Aggiungi il riso, mescola, alza la fiamma e sfuma con il vino, o poco brodo, spingi i rametti verso il lato del tegame e mescola ancora il riso prima di aggiungere metà del burro, la scorza di metà limone e metà del brodo.
Cuoci a fiamma medio-bassa, mescolando di tanto in tanto ma senza rimestare troppo il rosmarino.
Quando il risotto inizia ad asciugarsi, aggiungi il resto del brodo e del burro e tieni d’occhio la cottura.
Spegni il fornello quando il chicco di riso è al dente, prima di servirlo lascia riposare il risotto per uno o due minuti, durante questo tempo il riso continua a cuocere.
Elimina il rosmarino ed eventuali foglie con una pinza. Aggiusta di sale, fai i piatti, grattugia su ogni piatto un po’ di scorza fresca di limone, guarnisci con rosmarino e servi con parmigiano reggiano a parte.
Scegli il brodo che fa per te tra quello vegetale e quello di carne:
La pentola del brodo di carne, quella tradizionale. Breve guida
6 Commenti
Patrizia
Ciao Monica, leggo e vengo a conoscenza della tua riflessione solo ora, innanzitutto bella, e grazie per la sorprendente ricetta toscana, come me, che sicuramente sperimenterò!!! Poi voglio soffermarmi sul tuo giusto ed intelligente pensiero, è proprio così, tutti noi abbiamo giorni o periodi più o meno favorevoli, è inutile girarci intorno far finta di niente apparire per quello che non siamo! Amo essere sorridente e comprensiva molto spesso ma veramente pochi capiscono il mio vero stato d’animo!!! Non so forse la maggior parte delle persone fanno finta di esserci ma poi….è confortante sentire comunque che anche altri hanno gli stessi problemi! Io penso che sia di aiuto per tutti!!! Confermo che anche per me, ultra cinquantenne, è positivo circondarsi di persone o talvolta situazioni che ti fanno stare bene, ormai si percepisce quello che gradisci!!! Volersi bene in primis, un saluto Grande Monica!!!!
Monica
Cara Patrizia, grazie di essere passata per la ricetta e d’avere avuto tempo e voglia di leggere e, ancora, di esserti fermata per commentare. Hai ragione sai, la prima cosa è volersi bene, fare le cose che amiamo e tenere vicino a noi le persone giuste. E poi c’è questa gigantesca porta che si è aperta con il blog e che mi sta facendo conoscere nuove persone con le quali instauro scambi veri, interessanti e di grande conforto. Ti ringrazio per ogni parola, buona cucina. Monica
Carolina
Quanto mi piace questa Monica!
Credo che leggerò e rileggerò questo post infinite volte.
Con la scusa della ricetta, ma cercando in realtà una ricetta per l’anima.
Grazie sempre.
Monica
Sono una donna forte e fragile, allegra e, a volte, triste in modo inconsolabile. Ho conosciuto giorni pessimi e altri pieni di luce. Non ho mai attraversato un solo giorno trovandolo identico al precedente e ho esplorato tutte le sfumature di ogni singolo sentimento. Mostrarsi sempre al meglio e sorridenti è giusto, non trovo corretto riversare i nostri dolori sul primo malcapitato (che poi spesso non comprende -e ci ferisce ancor più- solo perché non era la persona giusta). Ma quando vedo un muro di facce sorridenti, tutte uguali, non posso fare a meno di ricordarmi che l’umanità è soprattutto composta di differenze. Siamo fatti di più e di meno, di luci e ombre, felicità e tristezze. Ecco, così come mi spaventa l’idea che si arrivi a mangiare tutti le stesse cose, allo stesso modo, temo una società dove non si possano mostrare emozioni e dove, chi le prova, teme di essere sbagliato o d’avere sbagliato. Nel modo giusto diamo voce al nostro io interiore e coltiviamolo, senza paura di mostrarci (anche fragili, timorosi del tempo che passa, sfiduciati da un tradimento, avviliti da un insuccesso: succede, parlarne fa bene, poi si riparte).
laura
Che splendide parole per descrivere questo tempo così irreale che stiamo vivendo, per descrivere il tuo / mio stato d’animo attuale. Parole semplici che arrivano come se qualcuno ti prendesse per le spalle e ti desse una bella scossa…Up! Up! Up!
Mi sento esattamente come te. Irrequieta, insoddisfatta: potrei fare di più e meglio.
Io sempre positiva, non riesco più a trovare parole per consolare o sollevare il morale. Mi sa che sta crescendo troppo in fretta l’edera davanti a me e le mie cesoie si sono rotte.
Ho festeggiato i cinquant’anni 15 anni fa e non ho più festeggiato un compleanno. Là mi sono fermata, almeno con la testa ( con il corpo no, la forza di gravità è più forte di me e il decadimento è inevitabile)
Mi ha fatto bene leggere le tue parole. Tanti auguri Monica, davvero.
PS: oggi risotto al limone pure io, con un trito di erba cipollina fresca. Sarà un caso?
Monica
Cara Laura, basta parlarsi per scoprire che pur tra innumerevoli differenze e diversità caratteriali, tutti attraversiamo momenti di difficoltà e facciamo i conti con questioni che rimangono lì, non digerite. Il momento attuale ha messo in evidenza una fragilità che tutti, più o meno, camuffavamo con una vita frenetica. Faccio ad alta voce una domanda che mi pongo da qualche tempo: la difficoltà di concentrazione, che provo anche io, è colpa del covid o era un processo degenerativo iniziato ben prima e con cui mi illudevo di non dover fare i conti? La frustrazione del momento è figlia dell’oggi oppure -chiusa in casa- sono stata costretta a farci i conti adesso? Non so, sto davvero facendo tante riflessioni perché sono convinta che molte cose stiano cambiando e altre, personali, di certo vorrei cambiassero. Mettere a fuoco le difficoltà per me ha sempre avuto il sapore della ripartenza. Spero che sarà così anche questa volta. E lo auguro anche a te amica di risotti e di molte altre cose belle, un abbraccio